Pereto, Cappadocia (Italy, Aquila); Cacumen, ricognizione con pernottamento di Paolo Rosati.

 
L'imponenza delle montagne ricorda gli studi di geologia e la presenza in questi luoghi, durante l''era glaciale, di imponenti lingue di ghiaccio. I ghiacciai partivano dalle pendici più alte di questi monti fino a giungere a valle in un lago le cui acque ricoprivano l'intera Piana del Cavaliere. Il ghiaccio ha intagliato le rocce calcaree formando vallate lunghe chilometri, arginate da alte creste montuose.
Ricognizioni in data 22 (Campo Catino) e 30-31 Luglio 2011 (Cacume).
In arancione il tragitto percorso, in blu il campobase, in rosso punti presi col GPS.
 
A Pereto è molto interessante il castello, voluto nel medioevo dai Conti dei Marsi, anche se non si è avuto ancora il tempo di approfondirne storia ed origine.
Giunti a Pereto si segue la direzione segnalata di "Montagna", inerpicandosi così su una strada notevolmente dissestata, si affianca per chilometri l'invaso del fosso di San Mauro. 
Cacume, questo è il nome della vetta più alta (1667 m slm) della catena montuosa tra Pereto e Cappadocia, che si snoda in direzione NE-SW tra il monte Morbano e l'altopiano di Campocatino.
 
Passata una notte nel campobase a 1300 m slm, si è partiti la mattina successiva alla ricerca del sito di Cacumen, luogo già descitto dal ricercatore marsicano Grossi ed indicato sulla cima di 1553 m slm, a SW del monte oggi chiamato appunto Cacume. Il monte raggiunto il 22 Luglio 2011 sovrastava l'abitato medievale ma non presenta alcuna traccia archeologica evidente. Su di una un colle sottostante invece sono stati ritrovati in questa successiva ricognizione, i resti di un impianto fortificato a controllo di in passo montano.
 
La ricognizione è stata effettuata, oltre a chi scrive, da una equipe di studiosi dell'Università La Sapienza, tra cui una archeologa cristianista la dott.ssa Criscenti, i dott.i in archeologia e topografia medievale Manna e Telesca e una studiosa di storia antica la sig.na Faro.
 
Paesaggio montuoso della valle di Campolungo in cui scorre verso Pereto il fosso di San Mauro.
 
Il percorso è sugestivo dall'indubbio intersse naturalistico e faunistico per la grande quantità di specie arboree e floreali presenti, per la scenica particolarità dei panorami e per la suggestione creata dai boschi secolari di faggi. Le faggiete in particolare ricoprono le pendici dei monti come una coltre, una coperta compatta e rigogliosa.
 
Giunti sul monte sono stati ritrovati, schedati e fotografati i resti di una torre medievale dalle dimensioni canoniche 4x4 circa. L'interno della torre è 2x2 e questo rende noto il particolare spessore di questo apparato murario largo poco meno di un metro e mezzo. 
Resti della torre medievale di Cacumen.
Le ragioni della grandezza di queste mura potrebbero ritrovarsi sia nell'altezza originaria della struttura (le mura dovevano reggere il peso di più di tre piani), sia nella necessita di dover isolare l'interno dell'edificio dal gelido inverno di questi posti. Dell'abitato di Cacumen, oltre alla torre sommitale, è rimasto poco o nulla, nessuna altra testimonianza di strutture sotto i notevoli crolli, anche se l'andamento innaturale delle pendici della montagna su cui sorge la torre suggerisce la presenza di livellamenti, sostruzioni, rettificazioni del banco di roccia e opere murarie interrate.  In attesa dell'analisi muraria, che ci consentirà di avanzare una prima datazione di massima delle strutture, si possono avanzare sulla base delle fonti alcune ricostruzioni ed ipotesi.
Del sito è stata conservata la memoria storica e i paramenti della torre sommitale. La sua funzione non può che essere difensiva, di controllo delle mandrie in transumanza nel punto di collegameno vallivo che collega la valle del Fosso di San Mauro con il Piano del Pozzo. Ancor più anticamente, attorno all'XI secolo queste stesse cime sono segnalate al confine tra i territori della chiesa di Roma e i territori della Marsica. Si può ipotizzare per l'XI secolo (anche se non si hanno dati alla mano che comprovano con esattezza l'esistenza dell'abitato in quel periodo) una fortezza sommitale, Cacumen per l'appunto, a controllo del valico che collega le due valli, fortezza posta a difesa del confine. Un indizio topografico di ciò potrebbe essere anche l'intitolazione del fosso ad un santo molto vicino alla vita di S. Benedetto a Subiaco (S. Mauro).
 
Percorso seguito durante la ricognizione del 30-31 Luglio 2011.
In blu il Campo Base, in arancione il percorso, in rosso i punti presi con il GPS.
La fine di Cacumen sarà raccontata successivamente, per ora basti al lettore il dato di aver trovato tutto intorno alla torre resti di carbone, frammisti alla terra di riporto che ricopriva alcuni crolli indagati superficialmente, al fine dell'analisi architettonica dei resti.