Era una vita dura e difficile, ma il paese non soffriva la povertà perchè gli abitanti erano forti e laboriosi, amici del forestiero, assai fedeli al Governo Pontificio e devotissimi della Madonna della Pietà, di San Antonio Abate e dei Santi Lorenzo ed Egidio, protettori della Comunità.

La popolazione si dedicava all'agricoltura e all'allevamento del bestiame: seminava dovunque dopo  aver "cesato" e bruciato rami e sterpaglie e preparato spiazzi  e torrazzi (da qui il nome di "Terrazzani" per i residenti agricoltori). La produzione di grano e farro era cosi abbondante che correva il detto: "OLIO A TIVOLI e GRANO a CAMERATA".

Altra categoria importante era quella dei boscaioli e degli "arcari": questi erano famosi per i ricami incisi con rara perizia e precisione su Madie, Arche, Arconi, Scanni. Abilissimi erano anche nel ricavare dai "Tronchi da spacco", manici di vanga, di zappa, setacci e "scife".

Numerosi Cameratani erano i "Campagnoli" che, dopo fatte le semine, scendevano verso l'Agro Romano e si dedicavano alla caccia con le reti o con gli archibugi. Essi erano chiamati "Cillittari" e guadagnavano discretamente vendendo nelle piazze di Roma la selvaggina catturata.