Entrata definitivamente in potere dell'Abbazia di Subiaco e, quindi dello Stato Pontificio, Camerata visse tranquillamente per oltre 200 anni, tramandando di generazione in generazione antiche tradizioni ed usanze curiose.

Tra queste merita di essere ricòrdata quella sulla richiesta di matrimonio di un giovane innamorato: quando questi si invaghiva di una ragazza, doveva procurarsi un "ciocco" di buon legno e quindi depositarlo alla porta dell'abitazione della fanciulla prescelta, nascondendosi poi nelle vicinanze.

Il primo della fàmiglia che, uscendo, vedeva quel ceppo davanti alla porta, avvertiva la madre del­la ragazza o chi ne faceva le veci. 

Costei si affacciava alla porta di casa pronunciando ad alta voce la frase: "CHI HA INCIOCCATO LA FIJA ME ?" .

Il giovane usciva dal nascondiglio e si presentava.      Rientrata in casa la madre, teneva consiglio con i parenti e con la ra­gazza: se il giovane ara "accettato" ,  il "ciocco" veniva portato dentro la casa ed il pretendente poteva iniziare a frequentare la fanciulla.

Se, invece, il ceppo veniva lasciato per qualche giorno alla porta dell’abitazione, significava che doveva riprenderselo in quanto era stato "rifiutato".

Tutti i fidanzati, quando andavano a visitare la loro ragazza, erano strettamente sorvegliati dai parenti della giovane.           Tuttavia, quando la ragazza era comandata ad attingere acqua col "secchio" o con la "conca", l'innamorato aveva il permesso di accompagnarla. Spesso, sulla via del ritorno lungo il ripido sentiero chiamato "La via degli innamorati", il giovanotto, al fine di prolungare il tempo della conversazione con l'amata, fingendo di inciampare, rovesciava il recipiente: bisognava allora andare nuovamente alla fonte ad attingere altra acqua, in compagnia, per altro, graditissimo tempo alla giovane futura sposa.