Camerata Nuova (Italy, Rome); Il sito Camerata Vecchia, visita dopo la pulizia di Paolo Rosati.

 
Ci si arrampica su per una montagna con la jeep, si girano un paio di tornanti e si prende una strada nel sottobosco prima di raggiungere la chiesetta della Madonna delle Grazie. Così si spalanca la vista su Camerata Vecchia. Insieme al presidente della Associazione Pro-Camerata Stefano Nardi, dalla sua gentile consorte e Sante, espertissimo conoscitore del sito, ho piacevolmente visitato il sito di Camerata con occhi nuovi.
 
Arco di sostegno della chiesa di Camerata Vecchia
Tutta l'area di Camerata Vecchia è stata interessata da un intervento lodevole di pulizia dalla vegetazione di sottobosco e dai rovi tra il 24 luglio e il 7 agosto 2011.
Il campo internazionale di lavoro è stato portato avanti dall'associazione mediante l'aiuto di Legambiente ed i risultati sono ottimi. Libere dagli alberi Rocca e Chiesa, nuovamente legibili le strutture delle case sviluppatesi sullo "Scoglio della Camerata" e gran parte delle abitazione nel borgo fuori dalle mura.
Camerata Vecchia in questi giorni vive di sole, vive di un rinnovato spirito di collaborazione tra parte dei cittadini dell'attuale paese di Camerata Nuova e l'antica rocca. La storia di questo piccolo abitato è però funestata da una data, il 9 gennaio del 1859. Erano passati pochi giorni dall'Epifania e si deve anche solo immaginare il freddo pungente che attraversava allora il paesino costruito oltre i 1200 metri; l'irrompere improvviso di un incendio, portò la distruzione ovunque nell'antico borgo la cui prima attestazione è attorno al 1060 d.C.


Del paese, che al momento dell'incendio contava 1000 abitanti, è rimasto davvero poco e ciò che stupisce è lo stato precoce di degrado che in 150 anni si è impadronito del sito. La distruzione e di certo stata accelerata dai durissimi agenti atmosferici che in inverno imperversano su questo sperone di roccia. Vento e gelo non risparmiano le murature soprattuo se, come perviene da alcune fonti, i tetti delle abitazioni erano per la stragrande maggioranza in pianelle di legno (solo otto abitazioni avevano il tetto in tegole). Una volta che l'intero paese prese fuoco, non rimase in piedi neanche una copertura di tetto e la rovina si incuneò con la neve ed il ghiaccio tra le pietre, distruggendo ciò che era stato indebolito dal violentissimo incendio. Il resto dei danni fu provocato dall'imperversare della vegetazione spontanea.
 
A Camerata non si distinguono pietre di costruzione dalla roccia, "scoglio" e case, sono un tutt'uno; stesso colore, stessa armonia, identica statica. La profonda conoscenza delle tecniche di costruzione presso gli antichi, ha permesso di aggrappare stanze sul nulla, tra speroni distanti decine di metri. Meravglia dell'ingegno e della sapienza antica, ci si chiede oggi se il tutto sia emanazione diretta della pietra, scogli in forma architettonica e solo visitando il sito ci si accorge della tenacia strenua di palazzi e chiese aggrappati sulla roccia. Sante dice che il paese ha delle tinte che mettono tristezza, la vita interrotta e il soffiare silente del caldo vento estivo tra gli alberi vicini alla chiesa diruta portano alla mente un quadro che fu dipinto prima della distruzione del paesino. 
Tinte fosche e grigio cupo. Ma oggi non sembra essere il giorno in cui rimanere tristi sulle pietre dell'antico borgo. Presso la croce, ora grazie alla pulizia di nuovo visibile dal nuovo paese di Camerata, ci accorgiamo con Stefano del volo di un falco. Dalla nostra posizione si vede chiaramente il dorso dello splendido animale; Stefano sorride perchè non capita mai di vedere volare dall'alto un falco, però Camerata sembra sospesa ad un invisibile filo che la collega direttamente al cielo. Si è in alto sopra centinaia di metri di nulla boschivo ed a tratti sembra di volare. 
 
"ti aspetti di incrociare la strada di qualche pastore
o lo sguardo di donne affacciate alla finestra"
Allontanandoci e raggiungendo di nuovo la chiesina della Madonna delle Grazie si ritorna nuovamente ai pensieri di ogni giorno. Il luogo cattura totalmente, come una novella Ercolano pare che le case possano tornare a vivere e da un momento all'altro, ti aspetti di incrociare la strada di qualche pastore o lo sguardo di donne affacciate alla finestra. Sono fantasmi e percorsi della mente, ma non è detto che continuando in questo modo l'Associazione Pro-Camerata non riesca a valorizzare al meglio le potenzialità enormi di questo sito.
 
Seguiranno capitoli più approfonditi su strutture e complessi murari in quanto questa fortezza era inclusa nel territorio della potente Abazia dei S.S. Benedetto e Scolastica di Subiaco. Baluardo difensivo sorto attorno all'XI secolo, la rocca doveva controllare il passaggio di strade secondarie che dall'odierna "Piana del Cavaliere" portavano all'interno dei Monti Simbruini direttamente a contatto con Subiaco. Una prima analisi dello sviluppo urbano denota tratti comuni a molti dei paesi sorti nel territorio Sublacense (vd. articoli su Arsoli), tuttavia Camerata ha caratteristiche proprie a causa della particolarissima conformazione topografica dello sperone.
Della rocca, citata per la prima volta nel 1060, rimangono pochi elementi in alzato e la maggior parte delle strutture sopravvissute sono ad oggi interrate e coperte totalmente dei crolli.
Vanno approfondite le trasformazioni altomedievali avvenute nella piana del Cavaliere attraverso una sterminata galassia di ritrovamenti che tappezzano l'intera pianura da carseoli ai simbruini. Inoltre è stato segnalato il probabile riconoscimento nella piana di Camerata Nuova, del sito medievale della chiesa di S. Pietro citata nel Regesto Sublacense assieme alla rocca nel 1060:
 
...ecclesia Sancti Petri quae sita est in Camorata... cum omnibus ad eam
pertinentibus... et ipsa rocca in capite de ipsa Camorata...