IL nome di CAMERATA appare per la prima volta nel documento 208 del Regesto Sublacense, datato Novembre 1060. Prima dl questa data Camerata apparteneva alla Contea dei Marsi, affrancata dal Duca di SPOLETO e tributaria sempre dello Stato Pontificio.

IL Papato tenne sempre  in alta considerazione il Casato dei  Conti dei Marsi che controllavano i  territori di Carsoli  e dintorni. Secondo gli  storici Corsignani  e  Febonio,   i Conti   dei  Marsi potevano essere considerati  una diretta  emanazione dell'Impero di  Carlo Magno, inquadrati   nel  sistema del  feudalesimo Carolingio.

IL primo nobite Conte fu Berardo che,  oltre ai   territori carseolani ebbe   il dominio del  Fucino,   di  Celario,  di   Avezzano,   di  Tagliacozzo  c di   altri  Centri  minori :   un   Feudo   vastissimo,   quindi, di   non  trascurabile   importanza  sia  strategicamente che  economicamente.

Nell'anno  891   il   titolo di  Conte dei  Marsi   venne  conferito  a   tutti i discendenti di  Berardo.

Il   territorio della  Contea Marsicana  subì   Invasioni,   saccheggi  e distruzioni   sia da  parte degli Hungari  che dei   Saraceni.

I   primi   incursori   furono gli  Hungari  che  lasciarono   tracce della loro  crudeltà   in  parecchi   centri  della Marsica  e  che  alla  fine  furono sconfitti   in una cruenta  battaglia alle  porte di  Carsoli.

Così   i   barbari   Magiairi   dovettero   ritirarsi   e   le   popolazioni   del territorio  carseolano  poterono   tirare  un  sospiro di   sollievo.

Ma la pace durò poco perchè ecco apparire nelle gole del preappennino abbruzzese Orde di Saraceni che in breve si impadronirono di varie località tra Carsoli e Tagliacozzo. I Conti dei Marsi decisero di opporsi con tutte  le  forze agli invasori: schierarono nella Piana del Cavaliere truppe raccolte da vari centri della Contea mentre il grosso dello esercito, guidato dal Conte Rainaldo, era attestato nei pressi di Monto Bove.

Quando i Mussulmani, provenienti dalla bassa valle del Turano, apparvero nei pressi di Carsoli, le truppe _di Rainaldo discesero da Monte Bove mentre quelle in attesa nella piana del Cavaliere si portarono alle spalle degli invasori: ne nacque una terribile battaglia che terminò con la vittoria completa dei Marsi.

Ma la sete di conquiste e di bottino non fecero desistere i Mussulmani da ulteriori tentativi e non solo nei territori della Marsica: per tale ragione il Papa Giovanni X costituì una lega di Principi Italiani che con le loro milizie riuscirono a ricacciare i Saraceni che, nei 926 terminarono, così, le loro scorrerie.

Rainaldo I era un signor-e che si faceva amare per il suo coraggio e la generosità: un documento dell'anno 993, segnalato nel Regesto Sublacense, riferisce che Rainaldo e suo figlio Bernardo donarono al Monastero di Subiaco,  tramite l'Abate Pietro, vari possedimenti nei territorio di Carsoli. Tra queste donazioni figura la zona di Prataglia, San Bartolomeo, Valle Aurcini e Macchia Mandarina. Nello stesso Regesto è citato un altro atto di donazione, datato febbraio dell'anno 1000 e redatto in Carsoli, con cui il Conte Rainaldo I donava al Monastero di San Benedetto in Subiaco, i castelli di Arsoli, Roviano e Anticoli con le annesse pertinenze.

Secondo il Brogi esistevano nella zona d'influenza di Carsoli molte altre località popolate tra cui, oltre a Colli di Monte Bove, Tufo, Camerata, Pereto etc..

Intanto nella seconda metà del secolo XI la famiglia dei Contì dei Marsi mostrava segni di decadenza, specie a causa delle leggi dei tempo che ammettevano alla successione tutti i figli maschi con uguali diritti.

Poco dopo la morte di Bernardo IV, discendente di Rainaldo I, sorse una grave vertenza tra i quattro figli maschi per la successione alla Contea. Due di essi, Berardo e Oderisio, nell'estate dei 1066 si diedero battaglia. I due eserciti si scontrarono presso Alba Fucense, dove si erano attestate le truppe di Berardo che riuscirono ad avere la meglio,eliminando cosi Oderisio dalla Contea.

Si insediò, intanto, nella Contea dei Marsi, Rainaldo II che, come aveva fatto il suo avo nel 933, donò all'Abbazia di Subiaco la chiesa di San Pietro che era posta in Camerata. Ciò si rileva nel citato documento 208 - Novembre I060 - nel qua­le per la prima volta, si parla di Camerata- Il borgo era situato a 1250 m. sul livello dei mare, sopra una roccia compatta, dal La quale l'occhio spaziava sulla piana del Cavaliere e godeva di un suggestivo panorama che comprendeva la valle del Turano, Oricola, Pereto, Rocca di Rotte, Vivaro, Vallinfreda. Camerata poteva considerarsi il più alto Comune non solo della Provincia di Roma ma di tutto il Lazio.